Durante la Conferenza Nazionale del Panel Ulcer Pression Advisory (NPUAP) presieduta dal Dott. Mikel Gray svoltasi ad aprile 2016 negli USA, è stato deciso un cambiamento terminologico per le lesioni da decubito: da ulcera da pressione a lesione da pressione.
In passato infatti la definizione “ulcere da pressione” ha generato confusione nella stadiazione delle lesioni da decubito, in quanto il termine “ulcera” veniva utilizzato sia per le lesioni al primo stadio, nelle quali la cute risulta ancora intatta, che per le ferite con profonda perdita di sostanza.
Il cambiamento della terminologia ha permesso di descrive in modo più accurato le lesioni da pressione e di distinguerle in due grandi sottogruppi: lesioni con cute intatta o con cute ulcerata.
Facciamo prima un passo indietro, c he cos’è una lesione da pressione?
Una lesione da pressione si localizza normalmente a livello della cute e dei suoi tessuti sottostanti in corrispondenza di una prominenza ossea o in corrispondenza di un dispositivo che esercita nel tempo una pressione localizzata sempre nella stessa area. La lesione ha luogo quando la pressione, intensa e prolungata, raggiunge una forza di 32 mmHg; forza capace di occludere i vasi sanguigni determinando così un’area di ischemia. La tolleranza del tessuto molle alla pressione continuativa può essere influenzata da diversi fattori quali il microclima, lo stato nutrizionale, la perfusione dei tessuti e dalle altre co-morbidità presenti.
Il sistema di stadiazione aggiornato include le seguenti definizioni:
I stadio: cute integra che presenta un eritema non riducibile. La cute può presentarsi pigmentata: normalmente colorazioni più scure fanno presagire ad un danno dei tessuti più profondi.
Nella seconda immagine è rappresentata una lesione da pressione al I stadio (eritema che non scompare dopo digitopressione).
In queste rappresentazioni sono visibili le diverse pigmentazioni che possiamo ritrovare in una lesione da pressione. Una colorazione più scura spesso si associa ad un danneggiamento dei tessuti più profondi.
II stadio: lesione cutanea con esposizione del derma.
Il letto della lesione è vitale, rosa o rosso, umido e possono essere presenti vescicole. I tessuti più profondi non sono visibili.
III stadio: lesione cutanea a tutto spessore, con esposizione del tessuto sottocutaneo (tessuto adiposo).
Possono essere presenti slough (secrezioni essudative biancastre o giallastre) e/o può essere coperta da una spessa escara (tessuto necrotico). La profondità del danno tissutale varia a seconda della regione anatomica dove si viene a creare la lesione (normalmente le aree dove è molto rappresentato il tessuto adiposo possono sviluppare ferite più profonde). In questo stadio non sono esposti fascia muscolare, muscoli, tendini, legamenti, cartilagine e/o osso.
IV stadio: vasta perdita di tessuto a tutto spessore.
Sono esposti o direttamente palpabili la fascia muscolare, muscoli, tendini, legamenti, cartilagine e osso. Spesso la lesione è sottominata.
Lesione da pressione non stadiabili: nel caso in cui sia presente una vasta escara o un slough (essudato) fibrinico abbondate, tali da non consentire una corretta valutazione dei tessuti esposti.
lesione non stadiabile: Nella prima rappresentazione a causa di abbondante escara necrotica, nella seconda a causa di abbondante essudato fibrinico.
Dove si localizzano più frequentemente le lesioni da pressione?
Riferimento bibliografico: Pressure Ulcer or Pressure Injury: Is There a Difference? Mary Ellen Posthauer on July 7th, 2016 Wound Source