Psicologia e Diabete: ansia e depressione possono peggiorare il profilo glicemico.
Il diabete è una malattia cronica che per la sua gestione e trattamento si associa ad elevate spese mediche oltre ad una rilevante perdita di produttività che negli Stati Uniti (USA) viene oggi stimata in 245 miliardi di dollari 1. Tra le malattie croniche, il diabete presenta una delle comorbidità più diffuse e dannose: la depressione (DEP)2. Se non trattata, la DEP può divenire cronica, recidivante, e sempre più devastante.
Diversi studi hanno dimostrato come tra le persone affette da depressione e malattie croniche, quali quelli affetti da diabete, hanno palesato un maggiore decadimento delle condizioni generali3. Lo stato psicologico nei diabetici può infatti svolgere un ruolo importante nella aderenza alla terapia ipoglicemizzante ed alle cure prescritte. La depressione nel corso della vita può condurre il paziente a sperimentare sintomi psicologici più gravi, stati iperglicemici, e maggiori difficoltà nella gestione quotidiana del diabete. Lo screening precoce per questi disturbi al momento della diagnosi di diabete può essere giustificata per massimizzare i risultati clinici a lungo termine.
Infatti numerosi studi dimostrano che stimolare nei pazienti costrutti psicologici positivi, come ad esempio sentimenti quali l’ottimismo, possono produrre risultati clinici migliori, in termini di gestione del profilo glicemico e di riduzione delle complicanze legate alla patologia diabetica.
Nello specifico in un recente studio condotto su più di 3.000 partecipanti sono stati sperimentati interventi “psicologici positivi”, ovvero mirati ad aumentare il tono dell’umore ed il grado di autostima del paziente, mediante esercizi mentali strutturati (come ad esempio, l’individuazione e l’utilizzo dei punti di forza). Questi interventi terapeutici hanno determinato una sensibile riduzione del senso di angoscia ed hanno prodotto un miglioramento nel benessere del paziente.
Tali terapie sono ben accettate dai pazienti, richiedono poca formazione del personale, e producono miglioramenti nello stile di vita di pazienti affetti da patologie croniche quali il diabete, ma anche nelle malattie croniche del cuore e nelle arteriopatie periferiche.
Dunque il vantaggio di una terapia “psicologica positiva” nel diabete è che essa può aiutare il paziente a compensare il disagio psicologico comune delle malattie croniche e la scarsa motivazione, che da esso ne deriva, che spesso compromette la cura di sé stessi.
Nonostante queste caratteristiche attraenti, vi è ad oggi uno scarso utilizzo di interventi di psicologia positiva nella gestione e nel trattamento di patologie croniche come il diabete. È dunque auspicabile una maggiore attenzione allo stato psicologico e motivazionale dei pazienti, specie se affetti da malattie croniche ed invalidanti al fine di migliorarne qualità di vita e risultati clinici.
A cura del dott. Emanuele Incoronato